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venerdì 25 gennaio 2008

Bee movie, api poco pungenti






Barry Benson è un’ape neo-laureata. Come tutti i giovani è incerto e si fa domande sul proprio futuro. Scontento della prospettiva di svolgere a vita lo stesso lavoro, cioè produrre il miele, sia pure con la scelta tra 3000 tipi di impieghi nella Honex, sogna di avventurarsi al di fuori dell’alveare per entrare a contatto col mondo degli umani. Proprio l’incontro con una donna, una fioraia di Manhattan di nome Vanessa che gli salva la vita nella sua prima gita fuori dall’alveare, gli farà infrangere una delle regole fondamentali del mondo in giallo e nero: non parlare con gli umani. Tra i due è subito amicizia, finché Barry non scopre che gli uomini si appropriano e vendono il miele, frutto del duro e quotidiano lavoro delle api. Per Barry questo è un furto vero e proprio e, in quanto tale, deve essere denunciato e punito. Prenderà così il via un processo i cui imputati sono da un lato i produttori di miele e dall’altro l’immensa comunità delle api.
Dopo Shrek 3, la Dreamworks presenta dunque il più atteso film del Natale 2007: Bee movie. La magia dell’animation computerizzata consente di conoscere meglio il mondo di questi insetti e permette di esplorare le loro vite nascoste. Scritto, prodotto e interpretato dal popolare attore del Saturday Night Live Show, Jerry Seinfeld, l’animazione tenta di sensibilizzare il pubblico nei confronti di delicate tematiche ambientali. Chiunque abbia lavorato nella produzione è partito dalla volontà di “pensare come le api” connotando in positivo situazioni e luoghi comuni che le dipingono come aggressive e fastidiose. Non ci si stupisce, infatti, quando l’ape, con disinvolta naturalezza, parla con la giovane fioraia. I loro discorsi sembrano tutto, fuorché qualcosa di bizzarro.
La naturalezza e la semplicità che caratterizzano la pellicola, però, non bastano. I personaggi, tranne nel caso del protagonista, non sono ben definiti. I due “antagonisti” del film, l’avvocato dei produttori di miele e il fidanzato di Vanessa, personaggi buffi e divertenti, non sono approfonditi e sembrano far parte della storia solo per dare continuità alle gag dell’autore.
Bee movie, eccetto alcune scene e sketch, come quella del parabrezza o gli sbeffeggiamenti a Sting e Ray Lotta, non coinvolge. A differenza della saga di Shrek, lascia piuttosto distaccato lo spettatore. Si sorride, è carino, brillante. Ma niente di più. E’ giusto, politicamente corretto, forse troppo corretto. Con tanto di morale, quella ecologista. Ma alla fine della visione sembra che qualcosa manchi. Anche lo slogan “nero e giallo… che sballo!” non resta impresso.
Altro punto a sfavore è che, pur essendo stato girato con tecniche tridimensionali, in Italia il film non può essere visto in 3D con gli occhialini, in quanto le sale a nostra disposizione non hanno proiettori adatti. In questo caso la colpa non è della produzione ma questa carenza tecnica contribuisce a ridimensionare ciò che era stato preannunciato come un grande successo dell’animazione computerizzata.